12 maio, 2008

"Sonetto a Alexandre Nardoni".

Dio mio, il ché noi praticammo?
Quando noi strangolammo la dolce Isabella?
Stringendo il collo fragile d' ella,
Davanti consequenzas ché noi neanche pensammo.

Ricordo ché noi aperimmo la finestra,
I come personas piu cattivas ché noi siamo,
Di vinte metros di altezza noi gettammo,
Il corpo umano di Isabella come festa.

Perdona a noi Isabella questa nostra mattezza,
Perdona a noi Dio Santo nostra incertezza,
Per quanto assassínio tanto infame.

Ché venisca in taglio nostro discernimento,
Ché no si ascolti qualsiasi parte il lamento,
Per questo crimine mostruoso i insano.

Sessão de autógrafos

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